I disturbi dell'ATM (articolazione temporo-mandibolare) sono spesso difficili da trattare a causa della loro eziologia, a volte molto complessa. Non per niente il trattamento di questa malattia richiede l'intervento di diversi specialisti e dunque un approccio multidisciplinare. Anche la sfera psicologica e lo stile di vita del paziente possono giocare un ruolo importante nell'esordio dei disturbi, ma anche nel successo della cura. Un gruppo di ricercatori dell'Università Nazionale di Seul, Corea, ha condotto uno studio per indagare il ruolo del sonno in questa malattia. Journal of Oral Rehabilitation ne ha pubblicato i risultati.
Disturbi dell'ATM e sonno messi al vaglio
Nel corso dello studio, i ricercatori hanno valutato 63 pazienti di genere femminile con disturbi dell'ATM. Hanno raccolto campioni di sangue e somministrato ai pazienti dei questionari strutturati per valutare il sonno, lo stress, la somatizzazione e i sintomi autonomi. Infine, hanno suddiviso i pazienti in 3 gruppi, in base alla durata del sonno: normale, breve e lunga. Questo approccio ha permesso di esaminare come il sonno influenzi la sintomatologia dei disturbi dell'ATM.
I principali risultati emersi
I risultati hanno rivelato che i pazienti con una durata del sonno più breve riportavano livelli significativamente più alti di depressione e somatizzazione. Al contrario, il gruppo con sonno lungo sperimentava meno dolore durante i movimenti mandibolari volontari. I livelli di noradrenalina erano più bassi nel gruppo con sonno lungo, suggerendo un possibile legame tra sonno prolungato e ridotta attività del sistema nervoso simpatico. Inoltre, è emerso che anche la risposta al trattamento differiva in base alla durata del sonno. I pazienti con sonno breve sperimentavano una riduzione minore dell'intensità del dolore dopo il trattamento. La velocità di eritrosedimentazione era collegata a un miglioramento significativo del dolore dopo 3 mesi di trattamento. Livelli più alti di interleuchina-1β, -4 e -8 si sono dimostrati promettenti nel prevedere una risposta positiva al trattamento.
Le conclusioni tratte dallo studio
Secondo gli autori, questa ricerca fornisce evidenze della stretta relazione tra la durata del sonno, i livelli di mediatori infiammatori e la sintomatologia clinica dei disordini dell'ATM. Il sonno breve sembra essere associato a una risposta sfavorevole al trattamento e a un aumento dei sintomi depressivi e somatici. La gestione efficace del sonno potrebbe quindi svolgere un ruolo cruciale nel trattamento ottimale dei pazienti affetti da disturbi dell'articolazione temporo-mandibolare. Un elemento da tener ben presente, soprattutto nei casi più complessi e difficili da risolvere.