Il panorama dei materiali dentali è stato oggetto di profondi rinnovamenti nel corso dei primi due decenni del ventesimo secolo. In ambito endodontico, per esempio, si è vista l’affermazione dei cementi idraulici di silicato di calcio, oggi diffusissimi. Il prototipo di questo segmento di mercato è rappresentato dal minerale triossido aggregato (MTA), un composto di cemento di Portland e ossido di bismuto in proporzioni 4:1. Nel 2009 è stato introdotto poi il capostipite del segmento delle dentine biologiche. Il nome fa riferimento alle caratteristiche di cemento ottimizzato, a base di silicato tricalcico, da utilizzare come sostituto biologicamente attivo della dentina. Esso si presenta in forma di polvere (principalmente silicato tricalcico, con una percentuale minore di carbonato di calcio e ossido di zirconio atto a conferire radiopacità) da addizionare a soluzione acquosa di cloruro di calcio (con funzione di acceleratore di presa).
Questo materiale presenta alcune caratteristiche vantaggiose rispetto ad altri cementi a base di silicato tricalcico. Dato che contiene silicato tricalcico puro, non va incontro a eliminazione di residui di alluminio; la presenza dell’ossido di zirconio al posto dell'ossido di bismuto previene le discromie; il tempo di presa si attesta sui 10-12 minuti in virtù della presenza dell’accelerante; il minor rapporto acqua/cemento, reso possibile grazie all'incorporazione del policarbossilato nella soluzione acquosa, ottimizza, infine, la resistenza e il tasso iniziale di rilascio di ioni calcio.
Le caratteristiche di miscelazione e manipolazione di polvere e liquido sono assai sensibili alla tecnica e comportano sprechi anche notevoli. Non è accettabile non poter sfruttare, da entrambi i punti di vista, materiali performanti e costosi.
A questo proposito, Domingos Pires e colleghi si sono proposti di analizzare le indicazioni dei produttori e indagare come le tecniche di miscelazione e manipolazione possano influenzare le caratteristiche del materiale.
Dentina biologica: uno studio recente
Lo studio, recentemente pubblicato su Dental Materials, ha valutato lo stesso prodotto in capsule, trattato in 6 modi differenti:
- il contenuto di una capsula e 5 gocce di liquido, vibrati per 30 secondi nell’apposito vibratore fornito dal produttore;
- le medesime quantità, vibrate però in un comune vibratore da amalgama;
- il contenuto di una capsula e l'intera quantità di liquido BD fornita, vibrati per 30 secondi nel vibratore “originale”;
- le medesime quantità nel vibratore da amalgama;
- una capsula e 6 gocce d’acqua, miscelata a mano su piastra di vetro, fino ad ottenere una consistenza omogenea;
- la medesima procedura, utilizzando però 6 gocce del liquido apposito.
Questo testimonia empiricamente la necessità di un quantitativo superiore di liquido per garantire la consistenza finale ottenuta con la vibrazione.
I campioni sono stati sottoposti a microscopia a scansione, diffrazione a raggi X, spettroscopia a infrarossi, oltre che ad analisi delle concentrazioni di calcio e delle caratteristiche fisiche, compresi tempo di indurimento e microdurezza.
Differenze a livello di caratteristiche fisiche e minor rilascio di ioni calcio sono stati osservati solo nel caso dei campioni miscelati manualmente.
In tutti i casi, la microdurezza incrementa in maniera significativa a 24 ore dal setting.
Aggiungere liquido significa incrementare il rilascio di ioni calcio ma anche allungare i tempi di indurimento.