L’Agenzia delle entrate ha istituito il “codice tributo” per l’utilizzo in compensazione, tramite modello F24, del credito d’imposta sulle commissioni per la gestione dei pagamenti elettronici. In sintesi, adempimenti, limiti e tempistica di questa agevolazione per professionisti e imprese.
Già ante Covid-19, il Governo aveva disposto la concessione di un’agevolazione permanente, dunque non limitata nel tempo, sottoforma di credito d’imposta non tassabile e utilizzabile solamente a scalare sugli F24, sulle “commissioni”, cioè su quanto si paga a fronte del servizio offerto da operatori specializzati, banche, operatori finanziari (da qui in poi chiamati solo “operatori”), per la gestione dei “pagamenti elettronici” dei propri clienti, quelli eseguiti tramite le carte di pagamento e altri strumenti di pagamento elettronici tracciabili. L’agevolazione è prevista dall’art. 22 del Decreto legge 26 ottobre 2019 nr. 124, rubricato appunto: “Credito d’imposta su commissioni pagamenti elettronici”.
L’importo agevolabile è quello del costo del servizio per gli incassi tramite carte di credito, Bancomat e prepagate, e delle più recenti modalità di pagamento che si possono raggruppare nei concetti di “e-payments” (servizi di pagamento in Internet), e di “m-payments” (pagamenti su dispositivi portatili, anche contactless). Naturalmente, qualora queste modalità di pagamento si basino su una carta di pagamento loro associata, non si differenzieranno, alla fine, dall’uso diretto di quest’ultima.
L’agevolazione è fruibile da professionisti e imprese, purché i loro compensi o ricavi, nell’anno d’imposta precedente, siano stati di ammontare non superiore a €. 400.000. L’agevolazione è pari al 30% delle commissioni pagate agli operatori specializzati. Nel mondo odontoiatrico, considerando il limite piuttosto alto dei compensi e ricavi, nonché la diffusione dei mezzi di pagamento alternativi al contante, questa agevolazione, interessando un elevato numero di soggetti, riveste un indubbio interesse.
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