Il termine infraocclusione inquadra una condizione clinica in cui un elemento dentale si ritrova con il proprio piano occlusale al di sotto di quello degli elementi adiacenti e del tavolato occlusale in generale. Tale quadro clinico è relativamente comune nel paziente pediatrico, con una prevalenza che varia tra 1.3 e 8.9% e distribuzione equa nei due sessi. L’elemento più comunemente interessato sembra essere il secondo molare deciduo inferiore, anche se alcuni studi indicano il primo. L’arcata inferiore è coinvolta fino a 10 volte più frequentemente di quella superiore.
Classificazione dell’infraocclusione dei molari decidui
Sono stati proposti diversi sistemi classificativi. Uno dei più pratici dal punto di vista clinico è quello di Brearley, che distingue fra infraocclusione:
- lieve: la superficie occlusale si trova approssimativamente 1 mm al di sotto di quella attesa
- moderata: la superficie occlusale è sita a livello di uno o entrambi i punti di contatto con gli elementi adiacenti
- severa: la superficie occlusale giace praticamente a livello della gengiva interprossimale rispetto a uno o entrambi gli elementi adiacenti. Quest’ultima condizione rappresenta solamente il 2.5–8.3% della casistica.
I dati epidemiologici inducono a supporre una dipendenza dall’età, dovuta al legame fra la problematica e il processo di riassorbimento contestuale all’eruzione dei premolari permanenti. L’incidenza aumenta in effetti a partire dai 3 (per il primo molare deciduo) e 5 anni (per il secondo), raggiungendo un picco intorno agli 8-9 anni.
Per quanto riguarda nello specifico sull’eziologia della condizione, va precisato che quest’ultima non è ad oggi stata del tutto compresa. È comunque accettato, nonostante il rapporto causale sia incostante, il fatto che nella maggior parte dei casi l’infraocclusione si correli con l’anchilosi dell’elemento. Tale condizione prevede la fusione fra cemento e osso alveolare circostante.
Alcuni Autori, a partire da Kurol e Olson (1991) hanno osservato una familiarità nella condizione, suggerendo una possibile eziologia poligenica o monogenica con suscettibilità al fattore ambientale.
Oltre alle sopracitate situazioni, diversi altri fattori predisponenti sono stati proposti: trauma o infezione localizzati, disturbi della crescita del legamento o dell’osso, malposizione delle gemme dentarie, condizioni sistemiche e altro ancora.
Le conseguenze includono angolazione a carico degli elementi adiacenti, sovraocclusione degli antagonisti e soprattutto eruzione ectopica e inclusione dei premolari permanenti.
Per quanto riguarda il trattamento, nella maggior parte dei casi è sufficiente il monitoraggio: l’elemento infraoccluso tende solitamente a esfoliare, con un ritardo che può raggiungere indicativamente i 6 mesi. Più complesso sarà invece l’approccio in caso di contestuale agenesia interessante i premolari permamenti.
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Riferimenti bibliografici
https://www-ncbi-nlm-nih-gov.pros.lib.unimi.it:2050/pmc/articles/PMC5299554/