Considerando i livelli di predicibilità raggiunti dai protocolli di riabilitazione implanto-protesica, con tassi di sopravvivenza a salire dal 95%, l'insorgenza di problematiche di natura estetica costituisce una complicanza seria, tanto quanto un deficit funzionale.
I canoni estetici si basano sulle proporzioni, ad esempio, tra estetica bianca, rappresentata dalle corone dentali, ed estetica rosa, che corrisponde ai tessuti gengivali.
Nel contesto di una protesi, i problemi della prima componente possono essere riassunti dall'espressione “shape and shade” (“forma e tonalità”). A meno di problematiche serie occorse durante la progettazione del restauro, dunque, si tratta di quadri generalmente risolvibili con interventi di natura, appunto, protesica.
Per quanto riguarda i tessuti molli, invece, bisogna ricordare che quelli perimplantari costituiscono una zona di transizione, che può andare incontro a perdita della struttura delle papille, recessione marginale, deficit volumetrico e, in una certa misura, anche alterazioni di natura cromatica.
Considerando questa eterogeneità di presentazione, dunque, il gruppo di Carvalho, in un articolo recentemente pubblicato su Journal of Esthetic and Restorative Dentistry, ha proposto un albero decisionale da applicare in caso di complicanze dell'estetica rosa in restauri protesici su impianto singolo.
L'approccio si basa su una valutazione globale del quadro: la componente rosa, difatti, si completa con quella implantare e, in più, con i tessuti duri. L'algoritmo prevede pertanto 3 pilastri diagnostici sequenziali:
1) la posizione tridimensionale dell'impianto
2) l'anatomia dei tessuti duri perimplantari
3) l'anatomia dei tessuti molli perimplantari
L'asse di posizionamento dell'impianto è il principale elemento da riprodurre durante la fase di protesizzazione e, in più, costituisce il principale fattore predittivo di possibili complicanze di natura estetica: una distanza minima di 1-2 mm del collo implantare rispetto all'elemento adiacente e alla corticale vestibolare. L'algoritmo prevede una indicazione dicotomica della direzione, che viene giudicata adeguata o inappropriata.
Considerando l'osso, il quadro anatomico può essere di tre tipologie: mantenuto (assenza di difetto), deiscenza, deficit interprossimale. L'analisi clinica, senza un'esplorazione a cielo coperto è spesso complessa: per questo, in molti casi, può essere utile la raccolta di un'immagine tridimensionale tramite TC cone beam a FOV limitato. È importante osservare come l'anatomia ossea si riverberi sui tessuti di rivestimento in entrambi i sensi: la perdita del sostegno determinato dal picco osseo interprossimale favorisce il riassorbimento della papilla gengivale. D'altra parte, la presenza di un biotipo gengivale spesso risulta protettivo nei confronti del riassorbimento osseo.