La Fondazione GIMBE ha manifestato la propria preoccupazione in tema di Covid-19, e in particolare per quanto concerne il numero di tamponi eseguiti, e chiede al governo di definire una soglia minima giornaliera di 250 test per 100.000 abitanti, in modo tale da evitare comportamenti opportunistici da parte delle Regioni.
Con il Decreto del Ministero della Salute del 30 aprile, infatti, sono stati identificati i 21 indicatori che le Regioni dovranno monitorare per valutare le criticità regionali ed eventualmente rivalutare nuove chiusure.
«Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE – spiega il Presidente della Fondazione, Nino Cartabellotta – rileva sia il costante e notevole alleggerimento del carico su ospedali e terapie intensive, sia il rallentamento sul fronte di contagi e decessi, tuttavia non ancora stabilizzati. Rispetto alla ridotta pressione sugli ospedali, tuttavia il numero dei nuovi casi è influenzato dal numero dei tamponi eseguiti dalle Regioni e pertanto soggetto a possibili distorsioni».
Per tali ragioni, spiega la Fondazione in una nota, è stata condotta «un’analisi indipendente sui dati della Protezione Civile che dal 19 aprile, oltre al numero totale dei tamponi, riporta per ciascuna Regione il numero dei “casi testati” definiti come il “totale dei soggetti sottoposti al test”».
Sempre nella nota si legge che:
- I «casi testati» identificano i «tamponi diagnostici» e la differenza tra «tamponi totali» e «casi testati» corrisponde ai «tamponi di controllo», effettuati sullo stesso soggetto per confermare la guarigione virologica o per altre necessità di ripetere il test. Dall’inizio dell’epidemia sono stati effettuati in Italia 2.310.929 tamponi di cui il 67,1% «diagnostici» e il 32,9% «di controllo».
- Sulla base della popolazione residente il numero di tamponi, sia totali che diagnostici, è stato parametrato a 100.000 abitanti/die, un indicatore più affidabile per i confronti regionali.
- Le Regioni sono state suddivise secondo le 5 classi di propensione all’esecuzione dei tamponi di una recente analisi della Fondazione Hume, in relazione al numero di tamponi per 100.000 abitanti/die che risulta inversamente correlato alla mortalità.
- Poiché il dato sui «casi testati» è stato oggetto di ricalcolo da parte di alcune Regioni fino al 21 aprile, il periodo di osservazione è stato fissato dal 22 aprile al 6 maggio.
«Le nostre analisi effettuate sugli ultimi 14 giorni – prosegue Cartabellotta – forniscono tre incontrovertibili evidenze: innanzitutto, si conferma che circa 1/3 dei tamponi sono “di controllo”; in secondo luogo il numero di tamponi per 100.000 abitanti/die è molto esiguo rispetto alla massiccia attività di testing necessaria nella fase 2; infine, esistono notevoli variabilità regionali sia sulla propensione all’esecuzione dei tamponi, sia rispetto alla percentuale di tamponi “diagnostici”.»
«Alla luce di questi dati – conclude Cartabellotta –, la Fondazione GIMBE da un lato richiama tutte le Regioni a implementare l’estensione mirata dei tamponi diagnostici, dall’altro chiede al Ministero della Salute di inserire tra gli indicatori di monitoraggio della fase 2 uno standard minimo di almeno 250 tamponi diagnostici al giorno per 100.000 abitanti. Il Governo infatti, oltre a favorire le strategie di testing, deve neutralizzare comportamenti opportunistici delle Regioni finalizzati a ridurre la diagnosi di un numero troppo elevato di nuovi casi che, in base agli algoritmi attuali, aumenterebbe il rischio di nuovi lockdown.»
Potete trovare i dati aggiornati del monitoraggio GIMBE al link: https://coronavirus.gimbe.org