La pianificazione ortodontica con approccio linguale, essendo una pratica di “ortodonzia invisibile”, permette a molti pazienti adulti di intervenire sull’estetica del proprio sorriso senza accusare alcun tipo di disagio relazionale dovuto alla presenza dell’apparecchio fisso tradizionale. Naturalmente, la resa esteriore non è l’unico fattore in grado influenzare l’accettazione del soggetto, soprattutto a medio e lungo termine. L’ortodontista andrà, prima di tutto, a informare i pazienti su tutti i possibili disagi funzionali connessi con la terapia, nel rispetto delle reali differenze esistenti a confronto con la più classica applicazione vestibolare.

Il passaggio successivo in fase di planning è costituito dalla valutazione del rapporto rischi/benefici. In questo senso, è bene passare in rassegna alcuni di questi fattori, cercando di capire se ci sono reali differenze connesse con l’applicazione linguale.

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In primo luogo, l’igiene orale: parliamo di un elemento di dirimente importanza nell’economia di qualsiasi terapia ortodontica, mobile o fissa, indipendentemente da età e sesso. Il paziente deve essere istruito correttamente e incoraggiato al meglio nel mantenere una corretta igiene orale. In tal senso, tutti i pazienti che ricevono l’applicazione di bracket ortodontici sono costretti a scontrarsi con un fattore che rende maggiormente difficoltoso il mantenimento dell’igiene. I pazienti con applicazione linguale sembrano presentare una maggiore ritenzione della placca, in particolare 4-8 settimane dopo il posizionamento dei bracket. Sembra però che l’incidenza di carie in questi pazienti non sia fortemente alterata da questa specifica componente; alcuni autori, anzi, ritengono addirittura vantaggiose le applicazioni linguali. Quel che è certo è che un aumentato rischio delle patologie da demineralizzazione dev’essere contemplato tra le possibili complicanze dell’ortodonzia fissa in generale.

Dal punto di vista parodontale, in secondo luogo, sembra che i pazienti con applicazioni linguali possano essere maggiormente esposti al sanguinamento gengivale in alcune fasi della terapia. È stata rilevata in un trial clinico una conta di S. mutans aumentata a 8 settimane dall’inizio della terapia, sempre a confronto con un trattamento ortodontico fisso tradizionale. Un secondo studio fornisce dati preliminari in termini assoluti, con attenzione sia nei confronti degli stessi parametri clinici (BOP, PI), sia dal punto di vista microbiologico (in questo caso, nella conta di A. actinomycetemcomitans).

In ragione di quanto attualmente presente in letteratura a riguardo, il presidio primario da rispettare rimarrà quindi l’attento monitoraggio clinico e, ancora, l’educazione all’igiene.

In conclusione, ragionando in termini evidence based, in letteratura non sono presenti dati sufficienti a correlare precise problematiche di igiene orale o di carie con l’ortodonzia linguale: sarà, ovviamente, il professionista a ragionare sul tipo di paziente che si trova dinanzi, di modo da concordare con lui la terapia più adatta.

Ortodonzia linguale: difficoltà nel mantenimento dell’igiene orale - Ultima modifica: 2015-09-18T08:53:07+00:00 da redazione

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