La diagnostica e la programmazione clinica in ortodonzia stanno incontrando sviluppi interessanti grazie all’avvento della diagnostica radiologica tridimensionale. La TC cone beam, pur non rappresentando ancora una prima linea, sta acquisendo grande interesse agli occhi dei clinici, oltre che per il suo potenziale diagnostico, per merito del decremento dei costi, biologici sostenuti dallo specialista e soprattutto biologici a carico del paziente.
D’altra parte, sono contemplati anche dei limiti che meritano di essere indagati e perfezionati ai fini della pratica clinica, come legittimamente osservato dal recente studi di Dastoori.
Il potenziale di questa metodica è già stato comunque affrontato nel corso di più di un articolo precedentemente pubblicato su queste pagine: il presente articolo è volto ad accorpare gli aspetti di maggiore interesse relativi a queste trattazioni.
In primo luogo, una breve revisione tecnica: il macchinario CBCT emette una radiazione unica conica fortemente collimata, il che permette di raccogliere un’immagine qualitativamente eccellente e con un field of view (FOV) finemente regolabile. Due parametri meno noti, ma molto importanti, sono mAs, che definisce la densità ottica, quindi la nitidezza dell’immagine, e kVp, da cui dipende maggiormente il contrasto.
Volendo fornire un’indicazione della dose effettiva assorbita, per un bambino di 10 i valori sono 16-214 μSv per un FOV medio (dento-alveolare) e 114-282 per uno largo, che salgo non rispettivamente a 18-70 e 81-216 per l’adolescente. Per confronto, una panoramica tradizionale si attesta sui 14-24.
Standard attuale della TC cone beam in ortodonzia: indicazioni ed utilizzo
Per quanto riguarda le indicazioni d’uso, la CBCT è stata inizialmente descritta limitatamente a quadri relativamente, se non francamente, complessi: schisi e altre dismorfosi facciali, chirurgia ortognatica, inclusioni dentarie, riassorbimenti radicolari. In molti di questi casi, l’indagine 3D è indispensabile all’ortodontista al fine di collaborare in ambito multidisciplinare, tipicamente con il chirurgo nell’allestimento della terapia ortodontica compensatoria precedente la chirurgia ortognatica e in quella a essa successiva, o ancora nei casi estrusione di canini inclusi.
Può essere inoltre utile in alcune applicazioni proprie dell’ortodonzia moderna, ad esempio lo studio delle alterazioni morfologiche del condilo mandibolare, valutazione della pervietà delle vie aeree nell’approccio alle OSAS e planning nell’applicazione di minimpianti e altri dispositivi di ancoraggio temporaneo (TAD).
Nell’ambito di una pratica quotidiana, tuttavia, il potenziale più promettente pare quello legato alla cefalometria tridimensionale. In questo senso le sistematiche sono ormai molto avanzate (addirittura si parla già si cefalometria su risonanza magnetica): lo studio pubblicato da Neelapu a inizio 2018 descrive un algoritmo in grado di definire in automatico fino a 20 punti di riferimento cefalometrici con un errore medio inferiore ai 2 mm.
Riferimenti bibliografici
https://www.ildentistamoderno.com/indicazioni-per-un-uso-consapevole-della-cbct-in-odontoiatria-2/
https://www.ildentistamoderno.com/cbct-in-odontoiatria/
https://www.ildentistamoderno.com/tecnologia-3d-limiti-e-applicazioni-della-cbct-in-ortodonzia/