Le piccole sfide quotidiane possono diventare grandi battaglie da combattere, al di là delle ideologie, nel rispetto delle normative emergenziali vigenti. Il vero problema è quando le vittorie si trasformano in ulteriori complicazioni.
Quasi quotidianamente mi capita di rispondere a odontoiatri che chiamano preoccupati per sapere l’esatto comportamento da tenere nei confronti di collaboratori e ASO renitenti al vaccino contro il SARS-CoV-2. Al di là della mera apprensione legata alla diffusione della malattia, le preoccupazioni manifestate sono per lo più connesse alle responsabilità sanitarie e professionali che un comportamento non conforme alla normativa vigente farebbe conseguire nei confronti dei propri pazienti, oltre che alla necessità di trovare nell’immediatezza una sostituzione adeguata, per requisiti e parametri normativi.
Il caso
Una operatrice sociosanitaria (OSS) adiva la Sezione Lavoro del Tribunale di Verona avanzando un ricorso per ottenere un provvedimento di urgenza che disponesse la propria reintegrazione nella struttura per anziani di cui era dipendente. Sottolineava come nessun comportamento fosse stato mai oggetto di biasimo da parte della RSA ad eccezione del diniego espresso alla inoculazione del vaccino contro il Covid-19, che aveva indotto la titolarità a porla senza stipendio in aspettativa.
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