Lavorare in un ambiente sterile quando si ha a che fare con la salute dei pazienti è un elemento fondamentale per prevenire complicanze. Risulta dunque fondamentale che le strutture ospedaliere si dedichino con particolare attenzione all’individuazione e alla immediata eliminazione di pericolose fonti fungine, in particolar modo da sala operatoria e reparti.
Questo l’argomento affrontato al meeting “Infezioni fungine in chirurgia” promosso dal Master Sepsi in Chirurgia al Policlinico universitario “A. Gemelli” , che ha visto la partecipazione non solo di chirurghi, ma anche microbiologi ed infettivologi, riuniti per riuscire a collaborare nella diagnosi e cura delle infezioni fungine ad elevata morbilità e mortalità.
La patologia in passato era considerata tipica di pazienti oncoematologici, trapiantati di organo solido o di pazienti assai gravi in terapia intensiva, ma oggi può essere riscontrata in seguito ad ogni tipologia di intervento chirurgico. Individuare pazienti ad alto rischio e iniziare con tempestività una terapia, diminuisce la mortalità del 20-30% .