Il capitolo delle patologie professionali attraversa in maniera trasversale tutto il mondo dell’odontoiatria. Veterani della professione, neolaureati, lavoratori dipendenti e titolari di studi monoprofessionali, fino ad arrivare agli igienisti e agli assistenti alla poltrona.
Questa tematica ha un impatto socio-economico elevatissimo, non solo per il dentista
Il paziente, che merita ovviamente le cure migliori e, in più, può sentirsi rassicurato nel rivolgersi sempre alla stessa persona, dovrà sempre avere a disposizione un professionista al top della propria forma. Tanto più che, come noto, l’odontoiatra è il medico specialista più frequentemente consultato dalla popolazione.
Una patologia che colpisce sistematicamente la comunità degli odontoiatri, tanto da diventarne un vero e proprio spauracchio, è costituita dai dolori muscoloscheletrici, soprattutto a carico del rachide.
Nel suo report datato 23 marzo 2011, l’INAIL afferma: “I dentisti registrano problemi cervicali, alla zona dorso-lombare e sono colpiti da irradiazioni dolorose dovute alle posizioni oblique che mantengono, piegati sui pazienti durante l’intervento. Inoltre possono arrivare ad avere formicolii e ridotta sensibilità nelle mani”. E ancora: “Questi operatori, senza differenze di età possono arrivare a sviluppare un dolore cronico nelle zone colpite. Una patologia professionale, che spesso li costringe a interrompere anche per mesi l’attività di sala operatoria per dedicarsi alle cure”.
I dati presenti in letteratura affermano che percentuali superiori alla metà dei dentisti lamentano una serie di sintomi come dolore o intorpidimento delle mani, cefalgia, senso di debolezza e, più di tutti, dolori cervicali, lombari e alle spalle. La metà dei soggetti è inquadrabile in casi sindromici complessi.
È chiaro quindi che, come vuole la saggezza popolare, prevenire questo tipo di problematiche sia meglio che curarle. Le strategie da adottare, però, sono ben lontane dal poter essere definite “rimedi della nonna”.
Nella maggior parte dei corsi di laurea in odontoiatria e igiene dentale, l’insegnamento dell’ergonomia è fondamentale per facilitare il passaggio alla fase pratica
Lo studente potrà capire da subito come migliorarsi sul campo.
Alcune semplici procedure però potranno interessare anche professionisti di lungo corso.
La base di tutto questo è l’adozione di una postura di lavoro idonea nel trattamento del paziente.
Il mantenere la schiena nella stessa posizione della statura eretta previene la formazione di carichi statici. Da seduti, questo si ottiene mantenendo la pelvi in posizione neutra e contraendo leggermente i muscoli addominali. Gli sgabelli piatti non permettono tale postura: serviranno necessariamente sedute ergonomiche, con una parte frontale inclinata in avanti di circa 20°. Anche l’altezza andrà opportunamente regolata: la distanza focale di lavoro ideale è posta a 35-40 cm circa e gli avambracci devono essere piegati verso l’alto di 10-25°.
Oltre a questo, è comunque consigliabile eseguire alcune procedure stando in piedi – sarà bene, quindi, non pianificare sedute troppo ripetitive nel corso della giornata – e nelle pause mettere in atto alcuni semplici esercizi di stretching. Inutile dire che tutto questo debba accompagnarsi ad una vita sana e sportiva.
Ecco il corso di posturologia che potrebbe aiutarvi: http://corsiecm.tecnichenuove.com/event#!/event/78/showCard/presentation
[…] In articoli precedenti è già stato approcciato il campo relativo alle problematiche posturali che frequentemente colpiscono gli odontoiatri. La patologia principale è costituita dai dolori muscoloscheletrici, che a lungo andare possono mutare in veri e propri dismorfismi, a carico del rachide innanzitutto. Un atteggiamento posturale tipico e riconoscibile per quanto riguarda gli odontoiatri è l’asimmetria, o meglio, l’inclinazione sul piano frontale della cintura di attacco degli arti superiori. Gli odontoiatri che non mantengono posture corrette nel corso della giornata possono frequentemente soffrire di dolori che coinvolgono la lordosi cervicale oppure risentire di problematiche compressive a carico del tratto toracico – che nei casi più gravi possono arrivare a interessare le estremità più distali dei rami del plesso nervoso brachiale – o di eccessiva sollecitazione del segmento lombare. […]
[…] Sono già state illustrate alcune semplici indicazioni su come organizzare gli spazi di lavoro. Il passaggio successivo è, naturalmente, l’approccio al paziente. […]