Variabilità anatomica in endodonzia
Come già affrontato in diversi precedenti articoli, l’endodonzia è una pratica che predispone facilmente a complicanze cliniche più o meno impegnative. In ogni caso, l’insorgere di un evento imprevisto nel corso della terapia, quando anche non porti al fallimento della terapia stessa, può nell’immediato ritardarne il completamento. Estendere i tempi operativi sottende il fatto che il trattamento diventi più impegnativo, sul piano fisico e anche su quello psicologico, tanto per il clinico, quanto per il paziente.
In questo senso, una delle più comuni problematiche che l’endodontista si trova ad affrontare quotidianamente è costituita dalle variazioni dell’anatomia dei canali radicolari. La presenza di biforcazioni o di interi tragitti canalari accessori, che non vengono riconosciuti o che non vengono trattati secondo il loro reale decorso può portare alla realizzazione di una terapia canalare incompleta o, peggio, può andare ad aggravare una patologia periapicale già in corso.
Tenendo presente che la complicanza rimane in ogni caso un fattore da contemplare a margine di qualunque terapia medica e chirurgica e che l’endodonzia (come molte altre terapie odontoiatriche) presenta, se non una dipendenza dall’operatore, un legame con l’esperienza clinica acquisita, è lecito chiedersi cosa il professionista possa fare per minimizzare i rischi.
Parlando di variabilità anatomica, in maniera magari anche semplicistica, si può dire che l’operatore dovrebbe farsi “sorprendere” il meno possibile dalla topografia degli imbocchi e dei tragitti canalari. In primo luogo, sarà perciò indispensabile la conoscenza teorica dell’anatomia canalare più comune di tutti gli elementi dell’arcata.
La fase successiva è rappresentata dall’approccio diagnostico del caso, nel corso del quale l’operatore dovrebbe farsi guidare e non condizionare dall’apparenza radiografica, che conserva sempre e comunque dei limiti.
In un precedente articolo è stata ampiamente sottolineata l’importanza della corretta apertura della camera, al fine di individuare gli orifizi canalari esattamente dove ce li si aspetterebbe. Sono state concepite a tal proposito delle regole di base, valide anche quando i canali sono ostruiti da calcificazioni. A loro volta, le stesse calcificazioni devono essere riconosciute e rimosse, come si è visto anche in un precedente lavoro.
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Volendo dunque ribadire il primo punto, ovvero le basi anatomiche fondamentali dell’apparato canalare, viene allegato un interessante video che illustra il processo di formazione del comparto radicolare. Il video chiarisce, almeno in parte, anche il perché possano venirsi a formare reticolati canalari tanto complessi.
La seconda parte di questo articolo rappresenta invece una breve recisione di alcune variazioni canalari più o meno frequenti.