La saliva come reperto diagnostico: patologie locali e sistemiche

10. Esempio di saliva viscosa.

Negli ultimi anni stati effettuati numerosi studi atti a correlare la salute del cavo orale con la salute generale. In un’ottica di medicina preventiva e diagnosi precoce, può risultare un’opportunità assai promettente il riconoscimento di segni di malattia sistemica nel corso di semplici visite di controllo odontoiatriche, data anche la frequenza con il quale la maggior parte dei pazienti si affaccia al dentista rispetto a qualsiasi altro specialista.

Un esempio interessante di questa metodologia di ricerca è rappresentato dalla cosiddetta perio medicine, ovvero la correlazione tra le parodontopatie e determinate condizioni sistemiche.

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Allo stesso modo, sono diversi gli studi che prendono in considerazione la saliva. In questo caso, però, ci si riferisce a una valutazione qualitativa e di laboratorio: in altre parole, la ricerca di biomarcatori ceduti dal torrente ematico alla saliva, appunto. Le ghiandole salivari si caratterizzano infatti per intensa capillarizzazione e buona permeabilità vasale.

I test possono essere anche molto raffinati, tanto che alcuni Autori parlano di “salivomica“, in analogia con genomica e proteomica.

Utilizzo della saliva per diagnosi di patologie del distretto stomatognatico

Prima di affrontare le patologie di tipo sistemico, si consideri il possibile ruolo nelle due principali condizioni di competenza odontoiatrica. Carie e malattia parodontale hanno in comune il fatto di essere patologie multifattoriali, in cui una componente batterica specifica agisce su di un substrato ricettivo. Ecco dunque che i test salivari sono stati impiegati nello screening di pazienti, valutati a rischio sulla base della concentrazione salivare di specie batteriche – S. mutans Lactobacillus nella carie; P. gingivalis incluso nel complesso rosso della parodontite. Per quanto non si tratti di condizioni a presentazione propriamente occulta, incrementi di altre specie o indici infiammatori si rilevano nella saliva di soggetti in fase attiva di malattia.

Lo stomatologo si interessa però anche di altre patologie, più rare e potenzialmente molto gravi.

La sindrome di Sjögren è una patologia autoimmune caratterizzata dal coinvolgimento delle ghiandole salivari. Oltre all’iposcialia, dato quantitativo, sono rilevabili alterazioni qualitative del flusso salivare. Alcume di queste sono riconoscibili in fase precoce. Anche in questo caso si rilevano indici infiammatori come IL-4 e IL-5, ai quali si aggiungono marker di tipo proteico e genico.

Da ultimo, si consideri il carcinoma del cavo orale come patologia di maggiore gravità tra quelle di competenza – a questo punto non esclusiva – dell’odontoiatra. In questo caso l’importanza della diagnosi precoce appare indiscutibile. In questo senso, alcune citochine salivari sono utili non solo della diagnosi, ma anche del grading della trasformazione cellulare.

La saliva come reperto diagnostico: patologie locali e sistemiche - Ultima modifica: 2017-11-22T07:10:28+00:00 da redazione